Il Potere dell’Ignoranza al Potere. Quando chi riveste posizioni dominanti potrebbe abusare dal proprio ruolo.

In ogni parte del mondo ci sono persone che studiano per reale passione, per vero amore nei confronti della scienza e della ricerca della verità. Persone mosse da una naturale curiosità per la conoscenza e soprattutto persone che vedono in “scienza e conoscenza” la possibilità di creare benessere condiviso.

Lo scienziato è generalmente piuttosto ingenuo perché crede che l’emergere di una verità attraverso le scoperte scientifiche sia ben accolto dal resto della comunità. Crede fermamente, soprattutto quando è
ancora piuttosto giovane, che la verità dimostrabile equivalga alla salvezza! In fondo si tratta di scoperte, si tratta di sapere il “reale” funzionamento della natura così com’è. La verità è semplicemente vera, che piaccia o non piaccia, che sia romantica o meno. Soltanto la verità, comunque, può aiutare perché impedisce di incastrarsi in quello che è stato già definito “loop disfunzionale” (Baranello, 2006), un
circuito chiuso, fatto di pensieri e comportamenti basati su errate convinzioni, che tende a mantenere una disfunzione piuttosto che risolvere il problema, sia a livello individuale che a livello di coppia,
familiare, sociale e più ampiamente sistemico. Insomma per mera ingenuità chiunque si occupasse di scienza si troverebbe a pensare alla verità, alla dimostrazione scientifica e all’evidenza dei fatti, come fonte di aiuto per tutti e, per tale aspetto “morale”, a considerare l’emergere di tale verità come una mission. Tutto questo sembrerebbe ovvio e scontato per questo parliamo di ingenuità dello scienziato,
almeno dello scienziato di fatto, quello che vive in piena onestà la propria attività di studio e ricerca.

Scienziato di Fatto e Scienziato di Ruolo

Il lettore ci permetta ancora una digressione. Abbiamo appena indicato il concetto di “scienziati di fatto“, quelli che per noi sono i veri scienziati, indipendentemente dal loro ruolo professionale o eventualmente accademico. La scienza è per sua natura libera e non possiamo sapere dove nascerà il genio, l’innovatore o semplicemente lo scopritore! La scienza non può essere rinchiusa dentro
le mura di un’accademia. Quindi lo scienziato di fatto non sempre coincide con lo scienziato di ruolo (con quello che viene pagato per intenderci!).

Quando sentiamo parlare di scienza, inoltre, spesso si pensa a scienze naturali, fisiche e matematiche. In questo contesto per scienza intendiamo tutto ciò che risponde a un modo sistematico di studio e ricerca in qualsiasi ambito dello scibile umano. Dalle scienze naturali a quelle umane. Dalla fisica alla biologia,
dalla psicologia fino alle scienze politiche. Inoltre va distinta la scienza vera e propria dalla tecnica e della tecnologia. La scienza è la visione teorica, il modello organizzato di pensiero, mentre la tecnica e la tecnologia sono i derivati della scienza e ne rappresentano l’applicazione. Così, per semplificare ed
esemplificare, l’invenzione della radio (tecnica/tecnologia) è stata possibile grazie alla scoperta dell’elettromagnetismo.

Abbiamo così introdotto il concetto di scienza distinguendola, senza scinderla nettamente, dalla tecnica/tecnologia e distinto tra gli scienziati di fatto e gli scienziati di ruolo, speranzosi che un
giorno ogni “scienziato di ruolo” sia anche uno “scienziato di fatto”. Abbiamo inoltre introdotto il pensiero che il vero scienziato sia spesso piuttosto ingenuo nella propria idea che la verità, in quanto
per definizione vera, possa essere ben accolta dal resto della comunità e magari ottenere anche un finanziamento per il suo progredire.

Ora abbiamo la necessità di definire altri concetti, quello di potere e quello di ignoranza. Iniziamo da quest’ultimo.


Ignoranza Primaria e Secondaria

Per ignoranza s’intende la “non conoscenza”, il “non sapere”, quindi l’assenza di una nozione. Esistono essenzialmente due tipologie d’ignoranza. Una di base, che abbiamo definito ignoranza primaria, la
quale corrisponde alla semplice non conoscenza per mancanza di acquisizione dell’informazione ed esiste una forma di ignoranza, “patologica”, che abbiamo chiamato ignoranza secondaria la quale nasce invece dal rifiuto della conoscenza o dalla negazione della stessa. Diremo che c’è chi
ignora e che chi decide di ignorare!

In questo contesto parleremo essenzialmente dell’ignoranza secondaria, quella che può davvero spaventare soprattutto quando, ed è il tema che stiamo trattando, tale forma d’ignoranza domina in strutture di potere gerarchicamente rilevanti in grado di decidere il corso della vita di molti di noi.


Il Potere

Cos’è realmente il “potere”? Sappiamo che per potere s’intende, anche etimologicamente, una capacità. Comunque, parlando esclusivamente di “potere” senza altra specificazione, di fatto l’accezione non è immediatamente positiva, tutt’altro. L’uso attuale del termine rimanda sovente a un’accezione negativa d’imposizione. Quindi dalla capacità di fare si potrebbe arrivare alla coercizione. Psicologicamente possiamo intendere con il concetto di “POTERE” essenzialmente un “potere decisionale” sia nella sua accezione positiva che negativa. Il potere di scegliere, il potere di decidere. Il vero problema non è nel
“potere” ma nell’uso non adeguato di tale capacità, in questo caso parleremo di “Abuso di Potere”.

Siamo di fronte a un abuso di potere quando qualcuno (persona o ente) agisce impedendo al soggetto “bersaglio” di poter esercitare la propria libertà di scelta ovvero di agire a sua volta un potere decisionale per la propria vita e organizzazione. 

La Scoperta della Verità contro il Falso spacciato per Vero!

Oggi crediamo fermamente di possedere gli strumenti per distinguere quella che sia la verità di fatto da quella che sia un falso spacciato per vero. Il metodo scientifico offre alla maggior parte delle persone la “sensazione” che all’interno di contesti che reputiamo scientifici ci sia la massima conoscenza oppure i massimi standard di verifica della qualità di una ricerca!

Pensando a cose complesse come la ricerca scientifica dimentichiamo spesso che dietro una ricerca c’è sempre la scelta di cosa “ricercare” o meglio quale ricerca finanziare. Dove sono molti soldi ci potrebbero esserci anche molti interessi che con la ricerca pura potrebbero avere poco a che fare. La scienza è ancora nel suo “medioevo”, il metodo scientifico ha davvero pochissimi secoli e non è detto che sia il miglior metodo esistente.

Comunque sia, entriamo nella questione della “scoperta della verità”. Può sembrare strano ad alcuni ma si entra necessariamente in una questione squisitamente “psicologica”. Perché qualsiasi organizzazione è un’organizzazione psicologica.

Ricordiamoci adesso dell’ingenuo scienziato del primo paragrafo, quello scienziato che si trova di fronte a una scoperta in grado di migliorare la vita di tutti noi, quelle scoperte che in qualche modo sono in grado di cambiare il mondo! Immaginiamo ora che quella scoperta, dimostrabile, sia in “opposizione” rispetto alla cultura scientifica dominante. Cerchiamo di vedere la scena. Ci troviamo davanti a quel caso per il quale la nuova scoperta, in grado di migliorare la vita di tutti, impedisce allo stesso tempo il business basato su vecchi e anacronistici concetti. Sostanzialmente, per capirci, immaginiamo di trovarci di fronte a un “Copernico” contemporaneo o a un “Galileo Galilei” dei nostri tempi.

A questo punto della trattazione, chiediamo al lettore un piccolissimo sforzo d’immaginazione. Un breve esercizio mentale. Per comprendere esattamente quello che stiamo dicendo è necessario “percepire” una sensazione specifica. L’esercizio è questo. Proviamo sul serio, per solo un attimo, a
pensare quanto sia ovvio per tutti noi che sia il pianeta Terra a girare intorno al Sole e non il Contrario. Insomma come il Sole sia centrale rispetto al sistema solare e come i pianeti orbitino intorno ad esso. Insegneremmo ai nostri figli l’idea che sia il Sole a girare intorno alla Terra? Ci sembrerebbe assurdo. Diremmo “ma dai, si sa, è la Terra che gira intorno al Sole!”. Nel nostro piccolo quotidiano, comunque, ognuno di noi, singolarmente, non ha realmente gli strumenti per la verifica di tale assunto.
Ci siamo fidati di altri, delle fotografie, della logica scientifica e di altre nozioni arrivate a noi attraverso informazione esterna che ha attraversato qualche secolo (pochi in realtà!). In altre epoche tale nozione non era così scontata come appare oggi. Quello che è accaduto è una secolarizzazione dell’informazione. Nasciamo già con tale nozione, non serve altra sperimentazione, non servono altre osservazioni. Per noi è una certezza, ovvia e banale.

L’esercizio che chiediamo al lettore è di provare a fissare la sensazione che si sperimenterebbe se qualcuno cercasse di convincerci che in realtà sia il Sole a girare intorno alla Terra. “Tu sbagli, il
Sole gira intorno alla Terra… ti hanno ingannato fino a ora!!!”… cosa proveremmo?

Fissiamo questa sensazione, cerchiamo di viverla per un solo attimo. Ora questa sensazione che
proviamo è esattamente la sensazione che avrebbe provato un contemporaneo di Galileo
rispetto alla comunicazione della scoperta, nettamente opposta alla convinzione
dominante, che in realtà è la Terra a girare intorno al Sole e non il contrario come fino
ad allora si pensava.

La sensazione delle persone dell’epoca sarebbe stata di assurdità, esattamente come se a noi oggi cercassero di convincere del contrario. Anche il più semplice dei contadini di quei tempi avrebbe messo una mano sulla spalla di Galileo mentre con l’altra indicava il Sole che prima si trovava e Est e poi a Ovest. Avrebbe liquidato Galileo dicendo “Beh, non lo vedi che il Sole si muove? E’ evidente!”.

L’osservazione del contadino è fatta con i propri occhi ed è “relativamente vera” e al tempo stesso “assolutamente falsa”. Ora come poteva Galileo convincere i propri contemporanei che tutto quello che avevano detto loro, che tutto quello che per loro sembrava vero, ovvio e scontato, in realtà fosse falso? Pensiamoci bene, al contadino non sarebbe cambiata la vita nel credere l’una o l’altra cosa. Sarebbe cambiato però altro, vale a dire il Potere di chi si trovava in posizione dominante.

Quel potere basato sull’idea (falsa), spacciata per verità assoluta e inconfutabile, che fosse il Sole a girare
intorno alla Terra.

Insomma Galileo quali strumenti aveva per convincere il mondo che la Bibbia indicava letteralmente il falso, che la verità dell’epoca era in realtà un “falso spacciato per vero”. Galileo non era contro la Bibbia, ma aveva intuito che il linguaggio della stessa non poteva essere preso letteralmente, ma metaforicamente. La tolemaica si basava sull’osservazione del nostro contadino, per capirci, e non sulla
dimostrazione scientifica.

Galileo, in sostanza, ha creato il “metodo scientifico di osservazione” (e lo ripetiamo, non è detto che sia il metodo corretto, appare attualmente il migliore). Lo strumento che Galileo credeva potesse convincere il mondo era proprio questo, la dimostrazione. La storia ha però dimostrato ampiamente che non bastò a Galileo la dimostrazione contro il potere dell’ignoranza al potere! Galileo, semplicemente, non aveva il “potere” (la capacità) sufficiente per convincerli, il potere della dimostrazione scientifica non era assolutamente sufficiente, il potere della verità non bastava. Il “POTERE” ovvero la capacità di convincere era in mano a chi all’epoca rivestiva cariche decisionali
dominanti. All’epoca era la Chiesa, ma non è questa una condanna alla Chiesa sia chiaro.

Il nostro concetto è molto più ampio e prende tutti coloro che oggi, Chiesa, Governo, Vertici Politici, Ordini, Accademie, Magistratura, ecc. si trovassero in una posizione dominante tale da poter esercitare un potere decisionale sulla vita di tutti noi.

Non crediamo che gli uomini di chiesa dell’epoca fossero stupidi o non in grado di vedere la verità, tutt’altro. Forse erano tra i pochi a possedere la cultura sufficiente per farlo.

Le teorie copernicane dimostrate da Galileo attraverso la nuova osservazione scientifica però contrastavano con la Tolemaica, contrastavano con l’analisi letterale della Bibbia che, scritta su ispirazione divina, non avrebbe potuto contenere falsità ma l’unica e sola verità! Non crediamo neanche
che gli uomini di chiesa dell’epoca pensassero davvero questo ma se si fosse evidenziato che la Bibbia contenesse un errore allora la Bibbia sarebbe stata fallace, pertanto non più utilizzabile come fonte assoluta di verità tale da fungere da strumento di valutazione del bene e del male! La verità offerta da Galileo, semplice oggi, ovvia e banale, non poteva emergere, non poteva diffondersi, altrimenti la Chiesa
avrebbe perso buona parte del proprio “Potere Decisionale” sul resto della popolazione.

Questo è il caso lampante di cosa intendiamo per “il Potere dell’Ignoranza al Potere”. Coloro che rivestivano posizioni dominanti all’epoca non erano degli ignoranti per mancanza d’informazione. Hanno deciso di ignorare la verità, hanno evitato accuratamente di “guardare nel cannocchiale”, hanno coperto la verità facendo emergere come vero il falso! In fondo “l’uomo della strada”, il cosiddetto “popolo”, quali strumenti conoscitivi e tecnici poteva avere per valutare da solo cosa fosse realmente
vero. Sotto la falsa veste della tutela c’era chi avrebbe pensato per lui, l’Istituzione in posizione dominante, gli autorevoli, i dotti avrebbero aiutato il popolo a conoscere l’unica verità assoluta, la verità “di Stato”! Sono coloro che, non volendo conoscere per questioni di potere, abbiamo già definito “gli ignoranti secondari”, i più pericolosi perché godono di potere, prestigio, autorevolezza.

Ricordiamo una cosa, di cruciale importanza, “non è il contenitore ad essere vero ma il contenuto di volta in volta espresso”, significa che non è sufficiente che una fonte sia “riconosciuta” come “autorevole” per garantire che ciò che esprime sia “vero” o “tutelante”. In pratica oggi Galileo sarebbe stato accusato di “Complottismo” o di promuovere “Fake News!”. A volte una fonte di prestigio potrebbe addirittura abusare del proprio potere di dominanza e della propria autorevolezza per condizionare tutti noi, la nostra vita, la nostra unica vita. E se sotto la veste della tutela si nascondessero interessi?

La Teoria Copernicana doveva essere considerata necessariamente falsa da chi in quel momento rivestiva un ruolo di potere decisionale, di potere di vita e di morte su tutti gli altri. Ecco che emerge l’ingenuità dello scienziato che, credendo nella ricerca della verità, si è scontrato con l’ignoranza secondaria di chi vuole negare la conoscenza per non perdere il proprio potere temporale.

Anche all’epoca probabilmente sapevano che prima o poi tutto quello sarebbe emerso, che nel corso di anni o secoli l’eredità intellettuale di Copernico e Galileo sarebbe in qualche modo emersa. Non è importante quello che accadrà nel futuro, ciò che importa a chi detiene un potere in un determinato momento è che quel potere possa essere sfruttato per una o qualche generazione!

Questo esempio potrebbe portare molte persone a credere che stiamo parlando di “altri tempi”, di cose che oggi sono molto diverse. Ci permettiamo di dire che non è così. Gli “altri tempi” non esistono,
esistono soltanto infiniti qui-e-ora. Infatti va distinta la “cornice” entro la quale si evidenzia l’abuso di potere dal “processo” che indica che l’abuso è in atto.

Andiamo ora ad analizzare quella che abbiamo definito la “formula dell’inquisizione”, verifichiamo insieme il sillogismo utilizzato dalla Chiesa all’epoca di Galileo. L’analisi del processo ci permetterà di distinguerlo dal contenuto e verificare se viene anche oggi messo in atto in contesti contemporanei.


La Formula dell’Inquisizione. Perché “gli altri tempi non esistono”!

Analizziamo la formula utilizzata dall’inquisizione contro quelli che la Chiesa considerava eretici, come Galileo Galilei o Giordano Bruno, solo per citare esempi noti a tutti.

La premessa dell’Istituzione era semplice: “i testi sacri, la Bibbia, contengono la verità letterale e assoluta”. Quindi tutto ciò che divergesse da quanto indicato nelle sacre scritture sarebbe di conseguenza falso. Aggiungiamo il fatto che per la legge dell’epoca l’Eresia fosse un reato grave. Quindi contrastare o mettere in discussione la Bibbia avrebbe rappresentato eresia, pertanto un reato da condannare.

Ecco la logica inquisitoria. “Dato che sui testi sacri c’è scritta la verità letterale, chi affermasse il contrario sarebbe eretico, quindi dato che l’eresia è un reato e che i reati devono essere puniti, allora l’eretico deve essere punito.”

Adesso proviamo a ripulire la logica dai concetti di “testi sacri” ed “eresia”, svincoliamola dalla Chiesa ed otteniamo la formula sintetica di tipo inquisitorio: “Dato che noi reputiamo che questo sia vero, qualsiasi cosa vi divergesse sarebbe falso e quindi condannabile”.

Proviamo a vedere se sia applicabile ai tempi “moderni”. Togliamo di mezzo la Chiesa come già detto. Oggi c’è una chiara divisione tra l’impostazione teologica e quella scientifica. Proviamo a vedere se la
formula dell’inquisizione sia applicata nei contemporanei contesti accademici, ad esempio, o in altri contesti di potere. Al posto dei “testi sacri” proviamo a mettere il concetto di “comunità scientifica” e  vediamo come suona!

Proviamo a immaginare un accademico che volesse censurare l’innovazione proveniente da un contesto diverso da quello da lui accreditato, potrebbe affermare “dato che la comunità scientifica afferma questo, e questo è vero, tutto ciò che divergesse da tale verità, sarebbe falso e quindi condannabile”. Inizia a suonare familiare?

Avete mai sentito affermare dai dotti di oggi, dai prestigiosi e autorevoli luminari accademici e addirittura da qualche politico “questo non è riconosciuto dalla comunità scientifica” oppure “la comunità scientifica afferma questo o quest’altro?” o ancora “non vi è dimostrazione scientifica che…”.  Quest’ultima frase è davvero molto inquietante. L’Italia, ad esempio, è stato uno dei maggiori produttori di amianto. Ora la comunità scientifica aveva fornito dati circa l’utilità dell’amianto ed era prevalso l’utilità ai tentativi di dimostrare la sua tossicità. Usato per rivestimenti di tubature per l’acqua potabile, per costruzioni, ecc., lo Stato ha permesso la produzione, la commercializzazione e l’utilizzo. La comunità scientifica e chi rivestiva ruolo di potere decisionale hanno permesso tutto questo! Fonti ufficiali, garantiste la nostra tutela. Chi negli anni cercava di comunicare i danni veniva in sostanza non considerato, erano complottisti, distributori dissidenti di “fake news!”. Dopo decenni e decenni di utilizzo e sfruttamento l’amianto è stato finalmente bandito.

La domanda che ci dobbiamo porre rispetto alla “comunità scintifica”, e che nessuno osa porre realmente, è chi sia davvero questa comunità scientifica, da chi è realmente composta, sono davvero tutti d’accordo tra loro, c’è un riferimento univoco, ad esempio posso contattare la comunità scientifica telefonicamente o via email o con altri di comunicazione? Insomma la comunità scientifica dov’è, chi è?

Ovviamente non è un ente organizzato, non è struttura, ma nella realtà dei fatti è un ente astratto. Di nuovo entra in gioco il “POTERE” psicologico di influenzare gli altri, il potere della comunicazione di chi si trova in posizione dominante!

In realtà tutti coloro che si occupano di scienza con una certa metodologia, a qualsiasi livello, fanno già parte della comunità scientifica di fatto! Tant’è vero che la “comunità scientifica” non è
unanimemente d’accordo su tutto, ma all’interno della stessa ci sono posizioni anche diametralmente opposte tra loro. Non è neanche detto, e la storia della scienza insegna, che ciò che in determinato momento storico è scientificamente ritenuto valido all’interno delle accademie sia realmente vero.

Basti pensare che prima di Faraday si credeva che le cariche elettriche, usando un modello idraulico, passassero all’interno di un conduttore. L’elettromagnetismo nasce proprio dall’osservazione di Faraday che tale teoria non poteva giustificare l’interazione tra quella che all’epoca veniva chiamata “forza elettrica” e l’ago magnetizzato di una bussola! Le due “forze” (concetto dell’epoca) necessariamente
interagivano. Oggi lo chiamiamo elettromagnetismo”.

Per citare un altro esempio di quanto la comunità scientifica sia non unanime su tutto ricordiamo che in psicologia esistono almeno quattrocento scuole di pensiero diverse in contrasto tra loro, per non parlare di tutte le posizioni diverse di tipo economico, sociale, politico e in particolare quelle di tipo filosofico. Il
problema nasce quando un gruppo legato a una certa professione o a una certa visione scientifica acquisisce un “Potere Decisionale”, un ruolo di posizione dominante rispetto ad altri.

E’ il caso degli Ordini professionali. Sono gruppi che hanno un ruolo istituzionale, quindi una posizione di dominio. E’ come se a un certo punto dalla scienza pura e libera si arrivasse a una “scienza di Stato”, una scienza imposta dall’alto che, per definizione, perderebbe il suo status di libertà e autonomia in grado di permettere di accedere a nuove scoperte.

Sugli ordini professionali possiamo aprire un’ampia parentesi, perché il rischio d’ingerenza nelle autonomie scientifiche e professionali e di conseguenza su tutti noi è molto elevato. Parleremo proprio degli ordini perché, in conclusione, porteremo un chiaro esempio di quello che accade oggi.


Rischio d’ingerenza degli Ordini nelle Autonomie Scientifiche e Professionali

Cerchiamo insieme di vedere la composizione di chi “governa” un ordine professionale, soprattutto per le professioni che hanno un forte legame con la scienza come medici, psicologi, biologi, ingegneri, ecc.

Un ordine professionale è costituito da persone (ricordiamolo sempre che ci sono persone dietro ogni ente) interne a una specifica disciplina e professione. Quindi le persone che amministrano l’ordine dei
medici sono medici, quelle che amministrano l’ordine degli psicologi sono psicologi, e così via. Nella maggior parte dei casi sono organizzati in piccoli gruppi “politico-professionali” ovvero potremmo vedere che c’è un gruppo di maggioranza e gruppi di minoranza. Ma quant’è la rappresentanza di persone all’interno di un ordine. Beh, davvero esigua, in genere non superano 15-16 persone in totale per gli ordini più grandi. Stiamo quindi parlando di un pugno di persone che hanno in mano un potere decisionale diretto nei confronti di decine di migliaia se non centinaia di migliaia di altre persone e, indirettamente, nei confronti di tutti noi.

Entriamo nel vivo di questo paragrafo. Analizziamo i fatti: i consigli dell’ordine sono composti da persone (dato ovvio), sono composti da pochissimi membri, sono composti da soli interni a una disciplina/professione. Ora nasce il vero problema. Il fatto che ci siano pochissime persone interne a una
disciplina che possono decidere per tutti gli altri professionisti della stessa disciplina/categoria. L’aspetto psicologico diviene di nuovo importantissimo. Le persone, in quanto tali, sono fallaci e corruttibili. Una persona politicamente eletta in posizione dominante non si trasforma magicamente in un Santo perfetto e super-partes, nell’onniscente. Chi riveste cariche di potere politico non ha necessariamente un’intelligenza superiore, né conoscenze superiori, e non è detto che sia necessariamente uno scienziato, un teorico o l’unico che abbia capacità di discriminare il bene e il male, ciò che sia scienza da ciò che non lo sia. Rimane sempre una persona. Anzi, spesso chi si dedica alla politica diviene “un politico”. Nel mondo scientifico ci sono molte teorie e come abbiamo detto molte
posizioni ideologiche anche in contrasto tra loro. La comunità scientifica, che abbiamo già descritto, non è mai unanime.

Immaginiamo quindi lo scenario per il quale poche persone politicamente organizzate all’interno di un gruppo scientifico e professionale e con proprie specifiche ideologie debbano trovarsi a decidere in merito a questioni in opposizione con le proprie teorie. A volte questioni in grado di modificare il loro
stesso potere!

Capiamo bene l’altissimo rischio d’ingerenza degli ordini nelle autonomie scientifiche e professionali, senza dimenticare il rischio d’ingerenza delle accademie. Gli Ordini non sono realmente super-partes, sono composti di poche persone che interpretato e possono esercitare il loro potere decisionale acquisito.  L’ordine, secondo la nostra posizione, dovrebbe avere un mero ruolo amministrativo. Gestire l’albo e niente altro. Non deve avere potere decisionale di tipo sanzionatorio. Poi parliamoci chiaro e parliamo della realtà dei fatti. Chi riveste cariche di potere dominante si relaziona con altri che rivestono stesse posizioni. Diremo che raggiunti alcuni “livelli” si conoscono tutti tra loro, a si creano legami, amicizie e scambi proprio a quei livelli, creando uno scollamento dalla base. I media si
rapportano a persone in posizione dominante come se fossero fonti di maggiore autorevolezza, mentre sono fonti identiche alle altre (ripetiamo che il contenitore non ha più valore del contenuto in ambito scientifico!), i magistrati tengono più in considerazione tali fonti, accademie e istituzioni lo stesso e così via.

Per quanto riguarda le accademie, molto spesso c’è un forte legame con ordini e magistratura. Spesso
troviamo i consulenti tecnici dei magistrati che rivestono cariche ordinistiche o accademiche.

Così l’opinione di una persona in posizione dominante (e non sempre è per speciali qualità scientifiche che si raggiungono tali posizioni… basta pensare agli scandali quotidiani della corruzione, del nepotismo, del potere economico sulle scelte politiche,  ecc.) ha un peso specifico superiore all’opinione di chi non riveste tale carica. Insomma “IPSE DIXIT” se l’ha detto lui, l’autorevole, il prestigioso, il potente non si può discutere!

Diremo che l’illusione della libertà di discussione c’è, ma poi chi è in posizione dominante ha anche il vantaggio dell’ultima parola, della scelta definitiva.

Queste scelte, come nel caso di ordini professionali, di magistratura, di posizioni governative, ecc. possono determinare la nostra vita in modo molto, ma molto pesante. Possono determinare anche la perdita della nostra libertà di scelta.

Ecco perché suggeriamo se non l’eliminazione degli ordini professionali che potrebbero essere sostituiti da più associazioni liberamente organizzate, almeno un depotenziamento del potere sanzionatorio. Il rischio è davvero troppo elevato per correrlo, la nostra vita è davvero una soltanto, non esiste tempo infinito e la vita di ognuno deve essere considerata sacra. Errori di organi decisionali significa determinate la perdita della nostra stessa vita civile.


Conclusione

Questo breve saggio nasce con l’obiettivo di mettere in discussione anche le nostre più ferme convinzioni su aspetti “psicologici” di giusto e sbagliato, di vero e falso. Mettere sempre in dubbio la premessa e
valutare ciò che c’è a monte di un’affermazione! La libertà deve poter essere una condizione, uno status
dell’essere umano e non una concessione.

Spesso ci accorgiamo amaramente di non essere liberi quando proviamo a esercitare volontariamente la nostra libertà. Quando subiamo ingiustizie, quando vediamo che una ricerca scientifica viene censurata, quando una scoperta viene banalizzata e spazzata via con un colpo di spugna, quando la nostra opinione viene contrastata attraverso azioni che possono ledere davvero e concretamente la nostra vita.
Se un giorno si scoprisse, siamo nell’ambito prettamente ipotetico, che molte patologie siano trasmesse attraverso vaccini, ad esempio, chi ripagherebbe dei danni irreparabili che alcuni obblighi di vaccinazione potrebbero aver causato? Oggi assistiamo a ricerche circa i “danni da onde elettromagnetiche”, “danni da virus passati attraverso vaccini”, “nuove cure per il cancro”, “nuove cure per il diabete” ecc. tutte ricerche in genere indipendenti che vengono etichettate come “fake news” o in alcuni casi come “complottiste” quando vanno contro obblighi. Molte potrebbero essere delle fake ovviamente ma non possiamo sapere quali lo siano da quali invece stiano anticipando il futuro.
A volte non ci impediscono di scegliere la cura, impediscono alla cura di esistere! Significa che sulla carta sembriamo liberi ma in realtà se tolgono un’opportunità tolgono la scelta. Ecco che l’uomo della strada, “il popolo”, viene a volte considerato “incapace” di intendere e di volere, di capire e allora appare il “sovrano” che decide per noi cosa sia bene e cosa sia male!

Una cosa la dobbiamo ricordare, se una ricerca subisce censura, se l’innovazione non viene fatta emergere semplicemente non sapremo della sua esistenza. Vedremo solo quello che emerge non quello che, pur esistendo, non appare ai nostri occhi!

Quanti ricercatori, studiosi, scienziati puri sono stati “eliminati” dal sistema lobbistico politico ed economico. Beh, molti ma molti di più di quelli che sono arrivati agli onori della cronaca! La corruzione è presente ovunque e si vede ogni giorno.

Non siamo certo stati noi a parlare per primi di “Baroni Universitari”, gli scandali sono infiniti e quotidiani! Quanti ricercatori scappano dall’Italia ad esempio e poi, parliamoci chiaro, quando sentiamo parlare di ricerca scientifica ci siamo mai chiesti chi decide quale ricerca portare avanti e finanziare?

Lo abbiamo già detto nei paragrafi precedenti ma lo ribadiamo. Pensiamo sempre che c’è qualcuno che decide quale ricerca finanziare, quale ricerca portare avanti.

Ecco il “Potere dell’Ignoranza al Potere”. Non è l’ignoranza che non conosce è la profonda ignoranza di chi vuole negare la verità, di chi si oppone al cambiamento derivato da nuove conoscenze, di chi ha paura di perdere il proprio ruolo politico-economico. Ed è la sconfitta palese della ricerca della verità e della dimostrazione scientifica. La dimostrazione scientifica è meno potente dell’ignoranza al Potere!

Perché chi vuole ignorare, avendo il potere di farlo, può censurare la verità in favore di quel “falso spacciato per vero” del quale abbiamo parlato. La soluzione esiste e si chiama educazione.

E’ necessario che ognuno di noi si rieduchi da solo alla lettura dell’informazione, all’analisi delle nozioni. E’ necessario conoscere quindi la FORMULA DELL’INQUISIZIONE. Perché dietro tanti contenuti, quando si innesca lo stesso processo, conoscendo come funziona sapremo anche distinguere quando c’è un attacco alla nostra libertà, alla nostra intelligenza.

Quando c’è assolutismo nelle affermazioni di chi riveste cariche di potere, forse è proprio in quel momento che dobbiamo avere paura, che dobbiamo dubitare!

Noi siamo i primi a riconoscere la necessità di tutela e in più siamo per la tutela massima del diritto alla libertà di scelta, siamo promotori di un pensiero che possa portare ognuno di noi ad essere l’artefice indiscusso della propria esperienza. Dalle cure personalizzate alle libertà di scelta della non cura. Quando invece c’è chi vuole minare tale libertà offrendo una visione assolutista imposta dall’alto, è lì che vogliamo che le cose cambino. La vita che abbiamo è una soltanto, che tra mille anni questi abusi non ci saranno più andrà bene per chi vivrà tra mille anni, ma nel frattempo è la nostra vita attuale a essere messa a rischio e quella di chi amiamo. Questa vita è il nostro valore più prezioso, è un tempo breve, e il tempo è una moneta che si può soltanto spendere! Noi vogliamo ci possa essere un futuro migliore ma che parta da un presente migliore.

a cura di
Dott. Marco Baranello
Pavia 16 aprile 2020

come citare questa fonte

Baranello, M. (2020)
il Potere dell’Ignoranza al Potere (2017) – Text Review.
SRM Psicologia Psyreview, Pavia, 16 aprile 2020.